SIAMO LA GENERAZIONE CHE SCAPPA. E NESSUNO SI CHIEDE PERCHÉ.
- Valentina Bonin

- 30 nov
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 5 giorni fa
Siamo la generazione che scappa.
Scappiamo da lavori tossici, scappiamo da famiglia e amici. Ci hanno definito la generazione delle cause perse, quella che “non ha voglia di fare”.
Ma cosa significa restare? Vorrei imparare a restare, ma nessuno ce lo ha mai insegnato.
Siamo la generazione degli sbagli, delle vendette contro una società che non lotta con noi, ma contro di noi. E se fa male, davvero, come si fa a non scappare?
Scappare è sbagliato?
O vogliamo solo essere noi stessi ed essere felici?
Siamo la generazione che ricomincia ogni giorno, eppure siamo anche quella che “non ha voglia di fare niente”. Ma guardando al passato, nessuno ci ha mai insegnato come essere davvero felici. Vediamo il mondo da uno schermo che non tralascia nessuna verità, e alla fine restiamo soli, scappando anche da questo.
Siamo la generazione del “tutto è troppo”.
Ma perché siamo arrivati fin qui?
Non ci hanno dato strumenti, ma solo insegnato a difenderci.
Alla fine scappare è l’unico modo di ricominciare e ricostruire qualcosa che per un attimo sembra nostro… fino a quando anche quello scompare. Restare.
Sarebbe bello imparare a restare. Restare uniti, restare senza resistere.
Restare ha smesso di fare paura. Ha iniziato a far male. Per questo scappiamo.
Quando, forse, avremmo solo avuto bisogno di qualcuno che combattesse con noi per imparare a restare. Se scappiamo, non è debolezza: è memoria.
Ma restare, restare davvero, potrebbe essere la nostra rivoluzione.
E ogni rivoluzione inizia quando qualcuno trova il coraggio di dirlo ad alta voce.
Se queste parole vi toccano, allora siamo già dalla stessa parte.
La rivoluzione non è restare da soli: è restare insieme, anche quando brucia.
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