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NOVEMBRE RALLENTA IL MONDO, MA NON I PENSIERI.

  • Immagine del redattore: Valentina Bonin
    Valentina Bonin
  • 3 nov
  • Tempo di lettura: 1 min

È il tempo sospeso tra le stagioni, la calma prima delle scelte, il silenzio che precede un nuovo inizio. Fuori, il mondo chiede riposo, ma la mente continua a correre, a contare i “quasi”, gli “un giorno”, le promesse rimandate a un domani che sembra non arrivare mai.


Continuiamo a produrre, a postare, a fingere di non essere stanchi. Come se fermarsi fosse sbagliato, come se la quiete avesse bisogno di una giustificazione. Eppure, forse, novembre non è il mese del fare, ma dell’accorgersi. Accorgersi di cosa è cambiato, di cosa non lo è mai stato, di ciò che si sta spegnendo piano, senza fare rumore.


novembre 2


Respira. Fatti da parte. Lascia che l’incompiuto resti. L’anno finirà comunque — ma la tua storia no.


Forse novembre è un invito a tornare umani. A riconciliarsi con la lentezza, con i pensieri che non vanno risolti ma ascoltati. Con i giorni che non devono dimostrare nulla per avere un senso.


Non tutto ciò che tace è vuoto: a volte il silenzio costruisce radici. A volte la pausa è già movimento, solo invisibile. E mentre la luce cambia e il tempo si accorcia, qualcosa dentro di te si riallinea, si ricompone, prende forma.


Non devi finire tutto. Non devi sapere dove stai andando. Basta restare. Basta esserci — anche se a metà.


Perché è proprio lì, nell’attesa, che la vita ricomincia a respirare.

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