Simon Cracker SS26 - IL DIAVOLO È NEI DETTAGLI
- Valentina Bonin
- 26 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Simon Cracker SS26 – Back to the roots, but make it real.
C’è chi fa rumore per farsi notare. E poi c’è Simon Cracker, che fa silenzio per farsi ascoltare.
Alla Milano Fashion Week, Simon Cracker non urla, non spinge. Fa il contrario: ti costringe a rallentare, ad osservare, ad entrare dentro l’abito. SS26 è un manifesto sottovoce, una sfida all’overload visivo e verbale dei social, dei trend, delle opinioni random. Qui non c’è spazio per la cialtroneria da feed.

Tutto parte da un gesto preciso: levare, ridurre, concentrare. Palette desaturata, essenziale – bianchi, écru, grigi sporchi, neri ossidati – ottenuti non con effetti speciali, ma con vernice, candeggina e pazienza. Una square tee e un paio di shorts diventano il nuovo uniforme Cracker, ri-editata ogni volta con un focus chirurgico su un singolo capo. L'upcycling qui non è slogan: è prassi.
I capi iconici tornano – la t-shirt siamese, la giacca lombrico, la camicia postura – ma rinascono come cloni mutanti, unici e replicabili.
Crocs comprese: destrutturate, patchate, vandalizzate con amore.
Una ‘Margielata’ dichiarata
Filippo e Simone lo dicono apertamente: abbiamo fatto una Margielata. Ma non c’è nessuna copia. Piuttosto, una presa di posizione. Rivendicano un’estetica che vive nel tempo, che accetta le sue crepe, che fa delle imperfezioni il suo statement.
Il diavolo, stavolta, non è nei dettagli finti. È nella loro assenza.
Simon Cracker SS26 - Impressione CZMOS
Simon Cracker ci ricorda che il futuro della moda non è nell’iperproduzione, ma nella ripetizione ragionata. È un guardaroba che respira, che cambia pelle ma resta fedele alla sua pelle. Un inno a chi guarda avanti senza farsi distrarre da ciò che brilla per un attimo.
"Questa collezione è dedicata a chi non guarda indietro, perché è la direzione sbagliata."
Commenti