VIVERE L’ARTE: TRA ERRORI, VOCAZIONE E TRASFORMAZIONE
- Deborah Savoldelli
- 2 ott
- Tempo di lettura: 2 min
Mi chiedo quale sia la differenza tra vedere opere d’arte e viverle. Sempre che una differenza esista. Forse l’arte non si guarda: si subisce. Ti attraversa. Ti sconvolge.
La mia gatta si sdraia accanto a me. Lei è un’opera d’arte, penso. Cosa la renderebbe tale, a livello ufficiale, al pari di un dipinto di Van Gogh o di Banksy?

CHI DECIDE COSA È ARTE? UN NOME, UN MERCATO, UN MUSEO? O BASTA UNO SGUARDO CHE CAMBIA TUTTO?
Non sono brava con i pensieri filosofici, così scrivo alla mia amica Ilaria, che dopo il liceo nel 2022 ha scelto di proseguire gli studi ed iscriversi all’Università di Beni Culturali di Brera. Non so se Ilaria se ne intenda più di me, ma ricordo che quando siamo state all’Accademia di Lovere insieme, ad ogni quadro le si illuminavano gli occhi per tutti i particolari nascosti che lei vedeva.
VIVERE L’ARTE SIGNIFICA SAPERLA LEGGERE QUANDO SI NASCONDE NEI DETTAGLI.
La figura dell’artista è in continua evoluzione. Nessun lavoro è scritto sulla roccia, quello dell’artista più degli altri. L’incertezza diventa il pane quotidiano di ognuno quando si parla di arte, ed io inizio a sparare domande ad Ilaria per fare chiarezza. L’artista vive nel rischio. L’artista vive nella trasformazione. Essere artista significa accettare di non avere mai certezze.
Le chiedo cosa sia l’arte. “Qualcosa che ti sconvolge,” mi dice. “L’arte ti lascia senza parole, ma ti fa riflettere.”
L’ARTE È SHOCK E SILENZIO. È RIFLESSIONE E CAOS. È CONTRADDIZIONE.

“L’artista può sbagliare,” continua. “Mentre il computer no, quindi il computer non può sostituire l’artista.” Spiega che l’artista, commettendo errori, crea arte. Effettivamente, se non esistessero gli sbagli, non esisterebbe nemmeno la Glitch Art, il movimento artistico che utilizza difetti e imperfezioni per creare contenuti. L’errore è il codice segreto dell’arte. La crepa che diventa linguaggio. Il difetto che si fa potenza visiva.
Essere artista è una vocazione. “Bisogna seguirla [la vocazione] indipendentemente da ciò che pensano gli altri, è un campo in cui si deve dare il mille per cento per poterlo rendere un lavoro retribuito.” NON È UN LAVORO QUALSIASI: È UN ATTO RADICALE. È SCEGLIERE DI DARE TUTTO, ANCHE QUANDO NON SEMBRA ABBASTANZA. L’ARTE NON È COMODA. È TOTALIZZANTE.
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